lunedì 8 dicembre 2014

Sapersi fermare

da  http://activerain.trulia.com/blogsview/4553538/motivational-monday---making-a-difference#.VIXyYqSUq_A.google_plusone_share


Le strade larghe su cui facciamo scivolare di corsa la nostra fretta,
spesso non ci conducono che in luoghi monotoni e incapaci di farci assaporare l'importanza della nostra vita, visto che viviamo sempre troppo di corsa, quasi che nel nostro continuo sbrigarci potessimo trovare la panacea a tutti i nostri mali.
Quanto invece è fondamentale imparare a riprendere fiato, fermandosi a guardare una piccola famigliola di esseri che attraversa davanti i musi delle nostre rombanti macchine per arrivare in un posto dove trovare cibo.
La nostra Società non ci educa alle pause, tanto meno nella strada riusciamo a percepirne l'importanza, salvo poi rimpiangerla dopo rovinosi colpi di sonno, ammesso che riusciamo a sopravvivere agli incidenti che procuriamo con la nostra stanchezza...

sabato 13 aprile 2013

Non avere paura di esprimere la propria Gentilezza

La Strada viene spesso vista come un luogo delegato ad esprimere tutta la propria fretta, la propria angoscia di non fare in tempo ad arrivare alla destinazione stabilita nei tempi previsti. Di conseguenza i comportamenti che vi si esprimono sono dettati da questa ansia. Lo Spazio che si deve inevitabilmente percorrere lo si vorrebbe annullare, o, almeno, accorciare il più possibile, mentre lo scorrere del Tempo (il Tiranno che tutto comanda) lo si vorrebbe rallentare. E' un po' come succede con la Vita: si è talmente presi nel raggiungere uno scopo che, pur di concentrare tutte le proprie energie su di esso e nel desiderio di quel raggiungimento, si dimentica di apprezzare i momenti che si stanno vivendo e li si liquida come meri e insignificanti vissuti di fondo. Cosa accade  quando, realizzato il proprio spasmodico desiderio, si scopre che la soddisfazione che ne deriva non ripaga appieno ed anzi quasi ci lascia con l'amaro in bocca? Si scopre che il gusto di quel vissuto era tutto contenuto in quel percorso di avvicinamento, in quei momenti non memorizzati, lasciati per strada perché ritenuti insignificanti. La stessa cosa accade durante un tragitto: ciò che ci arricchisce non è il fatto di raggiungere un qualcosa, ma tutto quello che incontriamo per arrivare al fine ad esso, tutti gli intoppi, tutte le interruzioni che ci fanno assaporare i singoli momenti che viviamo. Se siamo solo presi a correre come forsennati come facciamo a vedere se la strada che stiamo percorrendo sia proprio quella giusta per raggiungere la meta stabilita?
Vivere è innanzitutto un disporsi all'incontro, un uscire dal proprio modo di essere per andare verso il mondo che ci circonda e del quale siamo parte, volenti o nolenti. Ascoltare solo il proprio egoistico bisogno di raggiungere, in realtà non consente di andare da nessuna parte, perché si risulta troppo ancorati al Sé, come se non ci fosse altro intorno. Come se la nostra fretta fosse migliore di quella di tutti gli altri ed avesse più diritto di esprimersi di quella di tutte le altre persone.
Immaginiamo se tutti, invece di correre come al solito, si fosse disposti a fermare la propria fretta per venire incontro alle esigenze degli altri e si consentisse loro di attraversare la strada davanti al muso delle nostre macchine, anche se avevamo noi il diritto di passare per primi. Cosa succederebbe? Il mondo sarebbe improvvisamente invaso da una epidemia di gentilezza, ognuno si prenderebbe cura del prossimo vicendevolmente, donando attenzione alle esigenze altrui. Le Regole verrebbero rispettate, ma a seconda delle circostanze, adattandosi continuamente al mutare delle esigenze e senza bisogno di quella ligia rigidità propria di quell'applicazione ferrea, necessaria in un mondo che tende ad ignorarle ad ogni occasione.
Nella realtà le cose stanno diversamente, la Gentilezza, intesa come un disporsi all'ascolto delle necessità altrui, è talmente rara che i pochi disposti ad averne e a mostrarla, quando lo ritengono necessario, vengono sovente fatti oggetto di strombazzamenti di clacson e di invettive, poiché ancora intenti ad esprimere irragionevoli rallentamenti.
Non bisogna aver paura di esprimere un tale sentimento nei confronti di chi si incontra lungo il proprio cammino: è la naturale propensione dell'essere umano a relazionarsi con il proprio simile, dato che non può fare a meno di vivere la socialità insita nel proprio animo.
Quando si è perduta da tempo questa Gentilezza, occorrerebbe esercitarsi per acquisire nuovamente la capacità di esprimerla, facendo caso ad osservare le esigenze delle persone che incrociamo lungo il cammino, anche immaginando di trovarci nei loro panni, quando magari vorrebbero riuscire a prendere un autobus in fermata che sta per ripartire ed il semaforo pedonale è rosso e solo la nostra precedenza impedisce loro di salire su quel mezzo dall'altra parte della strada. In quel caso possiamo scegliere se dar retta al nostro egoismo ed esercitare il sacrosanto diritto alla precedenza o fermarci e consentire loro di attraversare, nonostante il rosso pedonale, magari accompagnando il gesto con un sorriso solidale.
La Gentilezza può essere contagiosa: se la strada è a più corsie anche altre macchine si devono fermare per consentire l'attraversamento dei pedoni, se ci sono altri guidatori altruisti, il gioco di squadra può completarsi, altrimenti il gesto di gentilezza resta inefficace. A volte ci sono persone che non hanno il coraggio di partire per prime con i gesti gentili, ma se davanti a loro qualcun'altro si esprime in tal senso allora trovano il coraggio di aggregarsi, altrimenti temono di esporsi, di rendersi ridicoli. Forse c'è bisogno di più coraggio verso la Gentilezza, esprimerla non è segno di debolezza, ma di forza solidale verso gli altri.
Si può quasi fare un parallelo con i cavalieri medievali, rivestiti di armature, loro conducevano i loro destrieri, come noi guidiamo le automobili. Entrambi veniamo mossi da qualcosa: ideali cavallereschi i primi e necessità contingenti i secondi, ma tutti possiamo trovare un luogo ideale di incontro: la solidarietà verso il prossimo con cui interagiamo, se solo siamo propensi a farlo.




da  http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41797

giovedì 11 aprile 2013

La Legge del Rosso

da  http://www.sicurauto.it/sentenze-e-leggi-cds/news/passaggio-col-rosso-la-prova-fotografica-deve-essere-rigorosa.html


Quando uscite e avete molta fretta di raggiungere la vostra meta, transitando per le strade trafficate della vostra città, state pur tranquilli che nel novantanove per cento dei casi il colore dei semafori che incontrerete sarà il rosso. E' una sorta di Legge di Murphy applicata alla mobilità. Inutile arrabbiarsi, la fretta che spinge all'impazienza e ad innervosirsi per tutti gli ostacoli che incontrate non fa altro che incrementare la probabilità che possiate commettere qualche imprudenza o peggio incorrere in qualche incidente.
Se tutto si accanisce contro di voi, l'unica soluzione è far finta di nulla, mantenere la calma e distaccarvi dalla vostra fretta, quasi come se non facesse parte del vostro modo di essere.
A questo proposito può essere utile la visione del film "Terapia d'urto", ed in particolare la scena in cui il personaggio interpretato da Jack Nicholson costringe quello interpretato da Adam Sandler a fermarsi e a cantare una canzone tratta dal Musical "West Side Story".